La crisi politica ed economica.

bologna 17.10.12

La crisi economica .

La crisi esiste ed è materialmente misurabile dal punto di vista economico,e ,la semplice contabilità mi indica che nessun paese al mondo è in grado di arrivare ad un pareggio di bilancio nell'arco di tempo medio,circa 10 anni.
Perchè illudere,o sminuire il valore della crisi?
Sappiamo che i politici hanno perso la bussola e la dignità professionale,anche i dimissionari.
Ora il governo tecnico diventa ostaggio,ma lo era anche prima,delle scelte politiche :se ci sarà una riforma elettorale semplificata e ridotta ,nel numero dei Deputati che dei privilegi,che non sono del Deputato in quanto tale,ma del Lavoro del Deputato,allora si intravede la possibilità di recuperare una strada dello sviluppo.
Diversamente il paese diventa ostaggio della confusione caotica ed irrazionale di gruppi politici che antepongono i loro ristretti interessi a quelli più ampi del Paese.
Gli intellettuali sono chiamati a dire se la nostra Costituzione,comparata alle altre simili ;è più arretrata o avanzata,sia in linea di principio che per le regole.
Abbiamo bisogno, come Paese, di ritrovare un senso di comunità che affondi le sue radici in una tradizione di libertà,sia Democratica che Repubblicana,che si possa riconoscere in quelle regole elementari e semplici per le quali il criterio distribuzione equilibrata sia un valore ed una regola.
Per fare ciò è necessaria una sana amministrazione del sistema Politico,pubblica nei numeri e nei criteri.
Mi pare un palliativo,i tagli fino ad ora proposti, che non tocca i criteri di fondo usati fino ad ora dalle formazioni politico- ideologiche,che usano la Democrazia come loro strumento.
Così mi sembrano una imitazione le primarie del PD,una sana imitazione;in quanto se chi vince mantiene invariati i criteri fino ad ora usati per fare politica nel Parlamento,allora non posso essere d'accordo.
L'Italia non brilla certo per la sua dialettica tra le classi che rimangono piuttosto schiacciate dalle rilevanti ed ingombranti presenze di monopoli economici.
Ma questa è anche l'Italia delle ideologie,miope,avara,gretta,paurosa,bigotta,come si potrebbe immaginare una Italia con una etica laica del Lavoro che supera quella della fede nel soprannaturale.
Anche se vi sono moltissimi motivi,ad esempio tutte le macchine a disposizione,la cultura rimane ancorata a clichè minimalisti,ma cosa volete se siamo solo 60 milioni a confronto con 7 miliardi di persone,forse siamo quel numero che può fare la differenza per il valore del Lavoro,in senso ampio e profondo e per la Democrazia.

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