I principi idealistici ed ideologici ed il lavoro.

Bo. 29.4.14



I principi idealistici ed ideologici ed il lavoro.

Nell'Italia del 2014 è rimasta pressoché inalterata la presenza di politici di matrice idealistica ed ideologica, della prima  e seconda Repubblica, ragione per la quale, non si intravede la possibilità di avviare riforme di struttura democratiche, in mancanza di forze politiche capaci di superare l'antagonismo diretto e subalterno, come il Mov. 5 Stelle di Grillo e company come privatistico.
Entrambe le versioni opposte della politica, idealistiche ed ideologistiche hanno consentito il permanere di funzioni radicalmente opposte alla democrazia, come i centri di potere di tipo assolutistico e personalizzato, i criteri del prelievo fiscale iniqui e distorti, ed un rifiuto del concetto e del valore del lavoro inteso come strumento di emancipazione e sviluppo per tutte le classi sociali, nel rispetto delle regole razionali del lavoro stesso.
Il lavoro, dopo la prima rivoluzione scientifica, si è sviluppato razionalmente, con la formazione di una aggregazione sociale ordinata e disciplinata secondo criteri e metodi di sistemi di lavorazione ed organizzazione scomposti ed articolati.
In modo grezzo, e tra molte difficoltà è nata l'industria, proprio nei paesi dove maggiore era sentita l'esigenza di distribuzione equilibrata della ricchezza o delle risorse, come Francia ed Inghilterra.
Italia, Germania e Spagna, comprendono con maggiori difficoltà le caratteristiche dello sviluppo sociale, per ragioni diverse,ma esiste anche la paura e l'incapacità ad assumersi le responsabilità di dirigere con criteri nuovi.
Per la politica idealistica, il lavoro, come necessità, rende schiavi, cioè privi di possibilità, la versione opposta ed identica; della politica ideologica, è che il lavoro è una condizione di asservimento, che priva le persone della loro libertà.
Le versioni schematiche  e riduttive delle classi dirigenti arretrate culturalmente rende più facile l'affermarsi della versione strumentale opposta; quella ideologica.
In entrambi i casi lo schematismo culturale, per principio, definisce il lavoro come attività e condizione negativa rispetto alla specie umana, che sia consapevole o meno si vede oggi in Italia con il permanere di versioni assolutistiche che privano il lavoro della sua identità creativa, di sviluppo e libertà.
In Italia, il primo articolo della Costituzione della Repubblica afferma che la società è fondata sul lavoro, senza limiti, pregi e difetti, il lavoro è valore assoluto ed indiscutibile, perché sempre uguale al principio della necessità.
Il lavoro, con la prima Rivoluzione scientifica, diventa strumento di sviluppo  razionale e dialettico per la molteplicità di soluzioni possibili, quindi per mezzo della libertà di pensiero e pratica.
In Italia la Costituzione Repubblicana nega esplicitamente la funzione della Libertà insita nel lavoro, ovvero nega o ignora esplicitamente che la Libertà sia la proprietà fondamentale del lavoro.
Sulla base di questa pregiudiziale, con le due versioni, una idealistica e l'altra ideologistica, si sono perpetrate innumerevoli ed inique malversazioni verso il lavoro, le sue basi  ed i suoi criteri operativi, come verso tutti i soggetti; imprenditori e lavoratori dipendenti, pubblici e privati, dove la costruzione di regole personalizzate era lo strumento riduttivo per stipulare compromessi falsi.
Il lavoro è libertà, e come tale pericoloso se non controllato severamente in tutti gli aspetti della vita umana, quindi l'egemonia totalitaria personale, sui rappresentanti della politica, che nel modo più assoluto non dovevano pensare liberamente confrontando le esperienze con paesi amici.
La cultura Clericale, per principio, antidemocratica, ha attivato tutte le sue forze per manipolare strumentalmente la cultura italiana mistificando il valore della realtà, stravolgendo i ruoli e le professionalità, corrompendo in modo perverso il senso ed il valore razionale del lavoro, e con esso il raziocinio dialettico dell'esperienza naturale ed artificiale del lavoro.
L'affermazione della Democrazia è possibile in Italia solo sulla base della riaffermazione del principio razionale e libero del lavoro, fondato sulla comparazione dell'esperienza.
Ora e sempre.-- X - Legio Italica d'Europa.


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