Europa: la fine del ciclo economico. 2°

Bo. 21.7.14
Europa: la fine del ciclo economico. 2°

Il carattere della crisi economica, che diventa, per effetto, anche sociale e politica si potrebbe riassumere in 4 aspetti fondamentali dal punto di vista tecnico economico.
Per l'agricoltura:
1) La riduzione delle aree coltivabili ed utili per l'allevamento, per 2 motivi,l'espansione demografica e l'estensione delle arre abitabili, con l'uso della cementificazione.
2) La crisi di depauperamento dei terreni per cause industriali, come Cernobyl e Seveso, e discariche abusive e criminali, come per l'uso di pesticidi, costante sui terreni.
Per l'industria:
1) Maggiori sono gli impianti di produzione, ad es. auto, maggiori sono i costi ed i tempi di innovazione del prodotto e del processo, come maggiori sono gli scarti irrecuperabili, ed i rifiuti.
2) L'Europa ha fondato il suo sviluppo sul Welfare, nelle altre parti del pianeta, il concetto di socialità, come viene inteso in Europa, non esiste, per cui i prezzi o costi di produzione sono enormemente inferiori, vantaggiosi per una competizione senza frontiere, né regole di mercato.
Ciò comporta un depauperamento radicale del territorio, in alcuni casi.
La funzione illusoria delle banche, sostenuta dalla politica conservatrice e reazionaria, rispetto alla realtà, perché si rifiuta di vedere quello che accade oltre il proprio giardino, pone dei gravi problemi per lo sviluppo della società contemporanea.
I problemi sono le destinazioni delle risorse economiche, inutilizzate per la società, ed usate per vizi socialmente inutili, che sono cresciuti nella misura della negligenza della politica ad affrontare i problemi.
L'economia internazionale non ha governo diretto ed esplicito perché mancano le coordinate necessarie e sufficienti ad affermare delle Leggi e regole valide per tutti, salvo l'ottusità gretta ed auto suicida dei Giapponesi nel voler perseguire la caccia alle balene, come un pozzo senza fondo.
Questi comportamenti irrazionali ed autolesivi, come quelli della Russia con il "mar Caspio", ridotto ad un lago, se ricordo bene, come parte dell'Amazzonia, per non parlare dell'Italia, diventata un lerciume con Berlusconi e Prodi, che non sono poveri di soldi ovviamente.
Questo accade quando la cultura, scientifica ed umanistica, non esercita la sua funzione,indipendentemente dalla politica.
Si usa dire, nel sapere popolare,che l'esperienza insegna, equivalente a dire che la storia del passato insegna, aggiungo io, se, e solo se, si descrivono i fatti principali che sono ancora attuali, come quelli che sono stati superati dalla critica.
Ma nella cultura dogmatica, religiosa e ideologica, nulla è più pericoloso della critica e delle proposte conseguenti, per questo esiste la censura sopratutto nella cultura che non può essere usata per fini strumentali immediati della politica; esempio il premio di maggioranza antidemocratico usato da Mussolini per emarginare l'opposizione e tacitarla.
Oppure siamo costretti a pensare che la cultura, come la scienza, sia stata fagocitata dalla politica dogmatica, usata e gettata nello sgabuzzino, perché la vita è fatta del credo dei clericali e comunisti che hanno disfatto l'Italia, per incapacità razionale, ma anche per il fatto che l'oggettività è stata rifiutata come strumento politico dalle ideologie, clericale e comunista, complici quegli industriali che hanno voluto i monopoli economici di Stato, pochi e potenti, quanto ignoranti... degli interessi dell'Italia.
Ora e sempre.--X -- Legio -----Italica .. d'Europa.

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