POESIA: IL MIO PAESE.

Bo. 23/11/16    
Mauro Mezzetti Sforza                          

                           

                                    IL MIO PAESE.

O genti mie, che risorgete a maggio,
di colori variopinti vestite ;
il passato, nell’oblio è dimenticato,
da ogni colore  sei abbigliato,
per ritrovare la memoria di ciò che eri,
le  spoglie immemori si deve lasciare.

Taccion le voci dei poeti assorti,
dalle campagne e dai borghi spopolati,
oggi, ammassati ed inglobati,
di lunghi strascichi vestiti;
la gente disorientata, plagiata e concupita,
che l'immagine nasconde; a sé la propria identità.

S’ode una voce senza coraggio;
ode ai defunti che di essi sappiamo,
liberi ed uniti sul suolo natio,
che i popoli conquistarono e da essi conquistati,
con tutti amalgamato, ma mai avvinto:
ancora oggi, da siffatte idee estranianti.

Non s’ode il canto dei pensieri,
 sinceri, della libertà,
ma solo emozioni, senza serenità.
Le uniche leggi a cui sottostiamo,
son d’inconfutabile natura,
certa e sicura, come il coraggio e la paura.

Oh genti,  nel  paese Italia formate,
tra montagne e valli infinite,
tracciate da mille e mille sorgenti,
naturali rigagnoli di vita,
variegate e sorprendenti,
che lascian la specie, nel silenzio estasiata.

La memoria appare cancellata,
dalla rozza e potente tecnicità,
dalla sembianza onnipotente.
Invariata  di poco la terra,
nei millenni coltivata,
sobria, asciutta e sincera;
come quella primavera, di fiori ammantata,
ha fatto scudo alla natura: contro la morte nera e sicura,
di ogni ideologia tecnica e spura,
della fissione materiale opposta alla vita naturale.



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